Dopo essere stati minacciati in alto mare dalla Guardia Costiera Libica, armi alle mani, essersi visti rifiutare inizialmente l’accesso ai nostri porti – in piena violazione delle Convenzioni marittime SAR e SOLAS – una volta attraccata a Pozzallo, con l’autorizzazione italiana, la nave della ong spagnola ProActiva Open Arms è stata bloccata e 3 membri dell’equipaggio indagati per “associazione a delinquere finalizzata ad agevolare l’immigrazione clandestina e reato di immigrazione clandestina”. La Procura di Catania farebbe riferimento alla decisione degli spagnoli, venerdì scorso, di non riconsegnare i migranti appena salvati ai Libici. Si vuole quindi mettere sotto accusa ProActiva Open Arms per una decisione in linea con il diritto internazionale e il diritto alla vita, sapendo bene qual è la sorte riservata a chi viene rispedito nell’inferno di Tripoli. Una situazione paradossale dalla quale si evince che quella Procura considera legittima la violenza libica e illegittimo il salvataggio effettuato dalle ong che operano in mare.
Ci troviamo di fronte all’ennesimo tentativo di introdurre il ‘delitto di solidarietà’ che risponde alla logica italiana ed europea di esternalizzazione del controllo delle frontiere e delle operazioni in mare ai vicini libici. Dopo aver usato i soldi dei contribuenti italiani ed europei per formarli e equipaggiarli, si cerca di liberare il campo da chi salva vite umane per lasciare in mano i migranti a chi li respinge per delega ricevuta dall’Italia e dall'UE, anche se in flagrante violazione della Convenzione di Ginevra. Chiunque cerchi di bloccare questa deriva delle politiche nostrane cercando di salvare vite umane viene ostacolato attraverso una sistematica criminalizzazione, come emerge chiaramente anche dalla strategia di Minniti nella trattativa per la firma del Codice di Condotta.
Preoccupa molto il comportamento della magistratura che, nonostante i precedenti dimostrino tutti che non c’è alcun appiglio giuridico per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e che il salvataggio in mare è un obbligo per chiunque, insiste su una linea che serve soltanto a criminalizzare la solidarietà e che nulla ha a che fare con la giustizia e il rispetto della legalità.
Quanto successo ieri ai membri dell’equipaggio della ong ProActiva Open Arms, cosi come i tentativi di mettere in difficoltà i superstiti che avevano a bordo, è un segnale evidente di un cinismo sempre più dilagante del governo italiano uscente, condiviso in contesto europeo, che trova orecchie sensibili in quei magistrati pronti ad azioni di pura propaganda. Roma, 19 marzo 2018
Ci troviamo di fronte all’ennesimo tentativo di introdurre il ‘delitto di solidarietà’ che risponde alla logica italiana ed europea di esternalizzazione del controllo delle frontiere e delle operazioni in mare ai vicini libici. Dopo aver usato i soldi dei contribuenti italiani ed europei per formarli e equipaggiarli, si cerca di liberare il campo da chi salva vite umane per lasciare in mano i migranti a chi li respinge per delega ricevuta dall’Italia e dall'UE, anche se in flagrante violazione della Convenzione di Ginevra. Chiunque cerchi di bloccare questa deriva delle politiche nostrane cercando di salvare vite umane viene ostacolato attraverso una sistematica criminalizzazione, come emerge chiaramente anche dalla strategia di Minniti nella trattativa per la firma del Codice di Condotta.
Preoccupa molto il comportamento della magistratura che, nonostante i precedenti dimostrino tutti che non c’è alcun appiglio giuridico per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e che il salvataggio in mare è un obbligo per chiunque, insiste su una linea che serve soltanto a criminalizzare la solidarietà e che nulla ha a che fare con la giustizia e il rispetto della legalità.
Quanto successo ieri ai membri dell’equipaggio della ong ProActiva Open Arms, cosi come i tentativi di mettere in difficoltà i superstiti che avevano a bordo, è un segnale evidente di un cinismo sempre più dilagante del governo italiano uscente, condiviso in contesto europeo, che trova orecchie sensibili in quei magistrati pronti ad azioni di pura propaganda. Roma, 19 marzo 2018
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