Comunicato congiunto
Siamo nel 2015, giugno per la precisione, un giugno insolitamente piovoso e fresco. Riva ligure, pochi chilometri da San Remo, davanti ad un supermercato. Nel parcheggio un uomo fugge all'improvviso inseguito da altre due persone. La corsa finisce cercando di scavalcare il guardrail, una breve colluttazione, gli inseguitori tengono a terra il fuggitivo e nel mezzo del trambusto si qualificano come carabinieri, un passante li aiuta a bloccare la persona che si trova sdraiata sul selciato. L'uomo tratto in arresto si chiama Bholi Kaies, viene caricato su un'auto. L'operazione fila via liscia, sembra normale routine, una storia di cronaca come ne accadono a centinaia ogni giorno, anche se Kaies non tornerà mai più a casa dalla sua famiglia perché esce in coma dal comando dei carabinieri di Santo Stefano.
La causa del decesso inizialmente pare ignota, poi l'autopsia emette un verdetto inquietante: morte a causa di stress celebrale avvenuta in conseguenza di una compressione violenta della cassa toracica, tradotto qualcosa o qualcuno sopra il suo petto gli ha impedito di respirare al punto che il cervello, in carenza di ossigeno, ha smesso di funzionare.
Nei giorni seguenti un carabiniere viene trasferito, si scopre che gli era stata recapitata una lettera di minacce, pare anche che alla procura arrivi una foto in cui sono ritratte le presunte violenze su Bholi all'interno della caserma. Il procuratore del tribunale di San Remo, Cavallone, il quale si era subito affrettato a dire che non eravamo di fronte ad un altro caso Cucchi, si trova costretto in seconda battuta ad istituire un processo a danno di due militari dell'arma, ammettendo che lo stato avrebbe in qualche modo dovuto farsi carico di quella morte.
Ora siamo a novembre 2018, tre anni dopo, la tramontana soffia e la sera viene buio presto. La terza udienza del processo è vicina e si sono già ascoltate alcune testimonianze costituite parte civile. La prossima udienza sarà mercoledì 21 novembre. Chiediamo di venire ad assistere, di partecipare, di tenere alta l'attenzione su questo caso. Lo chiediamo a tutte quelle persone che ritengono inammissibile che si possa morire a causa di violenze subite da parte delle forze dell'ordine. Lo chiediamo alle persone che pensano che le vite ed i corpi di chi ha un colore della pelle diverso o la fedina penale non intatta valgano come tutte le altre. Lo chiediamo a chi riconosce l'abuso di un potere che liquida le vite e i corpi che non può e non riesce a conformare e controllare.
Lo chiediamo anche alla luce di tutti i casi precedenti, molti in Italia, sperando serva a far sì che non debba accadere più. Ci vediamo in tribunale.
Circolo arci camalli (ACPO)
Arci provincia di Imperia
SA Babilonia
CSA la talpa e l'orologio
Cassa di resistenza del ponente Ligure
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