Il 10 ottobre è la giornata mondiale della Salute Mentale e tale ricorrenza è occasione per alcune riflessioni.
L’Italia va giustamente fiera di una riforma, la legge 180 del maggio 1978, che ha chiuso i manicomi e organizzato i servizi secondo un’ottica che metteva al centro la persona e non la patologia, tanto da indurre l’Organizzazione Mondiale della Sanità a indicare l’Italia e Trieste in particolare come modello di riferimento.
A trent'anni di distanza da quella riforma, è necessario ribadire la correttezza di quell'impianto e respingere i tentativi di relegare i centri di salute mentale in una condizione di isolamento.
Secondo l'Arci, l’intervento in tema di salute mentale deve restare saldamente legato al tessuto sociale e ai servizi territoriali. Tale legame ha rappresentato e rappresenta il cuore della rivoluzione 'basagliana'. Reciderlo significa cancellare l'idea della de-istituzionalizzazione e, dunque, il senso stesso della legge 180.
Come Arci vogliamo parlare in un modo diverso di salute mentale, vogliamo parlarne in termini di diritti di cittadinanza, vogliamo offrire i nostri spazi come opportunità di relazione, di lavoro, di riflessione culturale e scientifica, promuovendo incontri tra il sapere dei professionisti (Dipartimenti di Salute Mentale), il sapere dell’esperienza (i cittadini utenti) e quello della prossimità non professionale (amici, familiari, associazioni) per costruire un percorso collettivo nel quale tutti, nessuno escluso, si sentano protagonisti.
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